DON VITO CORLEONE NON SI ARRENDE MAI
Sono ormai trascorsi ben trentacinque lunghi anni da quel lontano 1972 in cui fece l’esordio nelle sale cinematografiche Il Padrino, primo esponente dell’omonima trilogia firmata dal maestro Francis Ford Coppola ispirata al capolavoro letterario di Mario Puzo. Il film, tuttora considerato dall’autorevole American Film Institute come il secondo miglior lungometraggio americano, ottenne un incredibile successo di critica e di pubblico, venendo premiato addirittura con tre premi Oscar.
Solleticata dallo straripante successo commerciale dei titoli sui generis di Grand Theft Auto, Electronic Arts si è prodigata nel più classico dei due più due, accaparrandosi intelligentemente la licenza ufficiale Paramount Pictures al fine di poter compiere con l’appoggio di un substrato narrativo di sicuro impatto il suo primo, azzardato, passo nel genere dei free roaming. Tuttavia, nonostante l’indubbio fascino esercitato dalla trama e dalla suggestionante ambientazione nella New York del 1946, il titolo, già pubblicato nella prima parte del 2006 su PlayStation 2, Xbox e PC e, successivamente, con alcune lievi migliorie anche su Xbox 360, non è riuscito a convincere appieno, principalmente a causa di una certa ripetitività di fondo e di una struttura ludica complessivamente incapace di riprodurre quell’armoniosa alchimia di elementi che ha decretato il successo della saga edita da Rockstar Games.
A distanza di diversi mesi, il colosso statunitense dell’entertainment ci riprova, sfruttando l’immissione sul mercato di Wii e PlayStation 3 per proporre nuove riedizioni del gioco sulla carta maggiormente levigate ed intriganti. Nella fattispecie, la console di casa Sony ha l’onore di ospitare la qui presente The Don’s Edition, versione del gioco che ripropone in buona parte quanto visto qualche mese or sono su Xbox 360, arricchendone l’offerta con il supporto del sensore di movimento integrato in SIXAXIS, nuove missioni, nuove zone della città, la possibilità di compiere assalti in squadra e, nelle intenzioni, un gameplay più sostanzioso e variegato.
TANTO FUMO, MENO ARROSTO
Trascurando volutamente una descrizione della trama che potrebbe a ragione risultare ridondante, appare opportuno esplicare più in dettaglio i nuovi innesti operati appositamente per la console di casa Sony, a cominciare dal già citato supporto del sistema di motion control offerto da SIXAXIS. In buona sostanza, il giocatore, dopo aver afferrato per il bavero un NPC, può ora scuoterlo a destra e a manca, sbatterlo contro a un muro o scagliarlo contro un elemento dello scenario mediante il repentino direzionamento del controller nella relativa direttrice. Tale feature, sicuramente interessante sulla carta, non è tuttavia in grado di instillare nel sistema di combattimento quel rinnovato vigore che ci si poteva aspettare, risultando spesso poco pratica e pretestuosa (principalmente a causa di una regia virtuale eccessivamente indirizzata alla spettacolarità della scena).
Un ulteriore problema a cui gli sviluppatori hanno cercato di porre rimedio è il risvolto in termini pratici della scalata nei ranghi malavitosi dei Corleone. Laddove in precedenza si aveva l’impressione di non ricevere le dovute ricompense ludiche ai propri successi, ora tale sensazione è notevolmente attenuata dalla possibilità di compiere incursioni di squadra con l’aiuto di altri scagnozzi della Famiglia, attività che, seppur non trovi di sovente applicazione pratica, si rivela di indubbio effetto al fine dell’immersione dell’utente nel contesto ludico.
Anche la componente evolutiva del protagonista ha subito qualche sensibile ritocco. I punti abilità conseguiti portando a compimento con successo le varie missioni possono ora essere distribuiti su otto differenti skill, equamente suddivise tra variabili strettamente attinenti alle capacità fisiche del personaggio e varianti riguardanti il suo lato comportamentale (carisma, persuasione nelle estorsioni, ecc.).
UNA TECNICA POCO CONVINCENTE
Dal punto di vista strettamente tecnico, il più grosso neo mostrato dalle precedenti incarnazioni del gioco era rappresentato da una certa ripetitività strutturale e visiva delle ambientazioni, fatto che tendeva ad uniformare in maniera eccessiva le differenti aree della città. A finire sul banco degli imputati erano soprattutto texture ed interni poco diversificati, falla a cui si è cercato di porre rimedio principalmente attraverso l’introduzione di conflitti a fuoco ambientati sui tetti dei palazzi e di un discreto numero di nuove location (da alcune aree dedicate al trasporto marittimo e ferroviario ai quartieri generali delle cosche rivali). Nonostante gli sforzi compiuti appaiano encomiabili, c’è tuttavia da ammettere come, a conti fatti, il loro effettivo contributo all’incremento qualitativo dell’esperienza di gioco sia tutto sommato risibile.
Una riflessione che può essere estesa alla pressoché totalità dei nuovi innesti operati da Electronic Arts, capaci sicuramente di erigere la versione per PlayStation 3 come la migliore del lotto, ma non di avvicinarla alle elevatissime vette di qualità raggiunte dalla concorrenza. Anche dal lato estetico si rimane con una sostanziale insoddisfazione di fondo. Ad un doppiaggio in italo-siculo assolutamente eccelso (le inflessioni dialettali dei protagonisti riescono a convincere senza appesantire la comprensione dei numerosi dialoghi), si contrappone infatti una cosmesi ricca di poche luci (su tutte l’eccezionale espressività messa in mostra dai personaggi nelle cut-scene) e diverse ombre (la già citata ridondanza visiva e un aspetto globale evidente retaggio di uno sviluppo originariamente pianificato su hardware old generation).
In definitiva Il Padrino: The Don’s Edition può essere classificato come un prodotto appena discreto, dove all’indubbio fascino esercitato da trama e contesto di gioco si vanno a contrapporre leziosismi realizzativi francamente evitabili. Davvero un peccato, perché risultati di ben altra caratura erano davvero a portata di mano…